Le classifiche delle migliori università del mondo lasciano il tempo che trovano
Nonostante l’indubbia attenzione che ottengono, però, queste classifiche sono da anni molto criticate. Un po’ perché si basano su criteri arbitrari, che riflettono poco la moltitudine di ruoli sociali e culturali che le università svolgono sul territorio. Un po’ perché sono progettate quasi sempre sulla base del sistema d’istruzione inglese e statunitense, che riflette male come funzionano le università nel resto del mondo. Un po’, semplicemente, perché non è chiaro a cosa servano, se non a indirizzare attenzione e fondi verso le società che le stilano e le università che figurano ai primi posti.
L’articolo di @violastefanello è qui su Il Post
@poliversity @ConstipatedWatson non credo neanche che ci sia bisogno di hackerare nulla. Le metriche scelte per dare giudizi basati sui dati diventano anziché proxy di altro (qualità dell’ateneo), il fine stesso delle azioni di chi viene misurato. Questo fenomeno, specie nell’ambito delle scuole, è spiegato egregiamente (a mio avviso) in Weapons of Math Destruction (non so come è tradotto in Italiano).
Credo di aver già sentito del libro Weapons of Math Destruction prima di adesso, ma lo avevo completamente dimenticato. Molto interessante! Questo fenomeno di influenza è quindi anche stato studiato in dettaglio (non sorprendente che lo sia, ma me ne ero dimenticato).